Corticosteroidi cortisonici Cosa sono Effetti collaterali

Tale patologia è caratterizzata da numerosi eventi acuti che si susseguono sottoforma di edema infiammatorio della retina esterna con più o meno evidente distacco del neuroepitelio. La fine di ogni evento acuto, ottenuta naturalmente o grazie al trattamento, si associa ad atrofia dell’EPR e della coriocapillare. Queste lesioni tendono ad estendersi centrifugamente assumendo un aspetto di “estroflessioni”.

La riboflavina, una volta pervenuta nelle cellule dell’organismo, è incorporata in due tipi di molecole, chiamate FMN (flavina mononucleotide) e FAD (flavina adenina dinucleotide). Come tale essa funge da coenzima per numerosi enzimi che operano in reazioni di ossidoriduzione in tutte le aree del metabolismo. Ha inoltre un ruolo chiave nella catena respiratoria terminale, dove l’energia derivante dagli alimenti viene trasformata in energia direttamente utilizzabile dalla cellula (ATP). Come avviene per la tiamina, anche il bisogno di riboflavina è quindi correlato con l’introito energetico.

Va peraltro notato che la terapia delle CNV infiammatorie richiede generalmente un numero di iniezioni inferiore rispetto a patologie più comuni come la DMLE. L’OCT enhanced depth (EDI) permette lo studio della coroide e delle modificazioni del suo spessore. Attraverso questa metodica è stato osservato che nelle iCNV lo spessore coroideale sotto la CNV aumenta in fase attiva, per tornare normale dopo il trattamento. Questo fenomeno, recentemente definito da Giuffré et al “sponge sign” (segno della spugna), non è stato invece individuato in pazienti con CNV miopica attiva, in cui lo spessore coroideale non subisce modificazioni significative.

Effetti collaterali – Quali sono gli effetti collaterali di Formoterolo?

Dopo somministrazione per inalazione di una dose di 120 mcg di formoterolo,
il picco plasmatico è raggiunto in circa 10 minuti. L’assorbimento,
dopo inalazione, è risultato lineare nell’intervallo di dosi comprese
fra 12 e 96 mcg. Dopo somministrazione anabolizzanti per via inalatoria, il formoterolo passa nei bronchi
e nei polmoni in piccola quantità, la maggior parte (90% in caso di areosol
predosato) viene deglutita e assorbita nel tratto gastrointestinale, prevalentemente
a livello dell’intestino tenue.

Anche l’età, il sesso, l’attività fisica, il fenotipo genetico, lo stress, le malattie (p. es., l’acloridria, le sindromi da malassorbimento) o precedenti interventi chirurgici sul tratto gastrointestinale possono influenzare la biodisponibilità di un farmaco. La biodisponibilità indica il grado e la velocità in cui la forma attiva di un farmaco (ossia, il farmaco stesso o un suo metabolita) raggiunge la circolazione sistemica, acquisendo così la capacità di accedere al suo sito d’azione. Da non dimenticare, inoltre, la possibile insorgenza di reazioni allergiche in individui sensibili.

Farmaci cortisonici

Mentre i FANS bloccano la produzione di prostaglandine e trombossani, inattivando l’enzima Ciclo-ossigenasi (COX), i cortisonici bloccano anche la produzione di leucotrieni intervenendo più a monte della cascata di reazione (Fig.3). I farmaci cortisonici sono chimicamente molto simili all’ormone idrocortisone, o cortisolo, prodotto naturalmente dalle ghiandole che sormontano i reni, le surrenali, ed è dovuto a questa equivalenza chimica la loro azione farmacologica sull’organismo, in verità assai complessa. A partire dal 1950, l’industria chimica si è sforzata di produrre analoghi strutturali del cortisolo per ottenere molecole ad azione antinfiammatoria.

Il folato, dopo trasformazione nella sua forma attiva (acido tetraidrofolico), funziona metabolicamente come coenzima trasportatore di frammenti monocarboniosi da un composto all’altro, in reazioni che interessano il metabolismo degli aminoacidi e la sintesi degli acidi nucleici. Il meccanismo d’azione del folato è inoltre strettamente collegato con quello della vitamina B₁₂, la cui presenza è necessaria per impedire che esso rimanga bloccato in una forma metabolicamente inattiva. La carenza provoca una diminuzione della sintesi degli acidi nucleici e quindi influenza negativamente la duplicazione delle cellule che si rinnovano più rapidamente.

Nei bambini (6-11 anni) con asma, il formoterolo (4,5 mcg) è risultato
indurre minori effetti sistemici della terbutalina (500 mcg). Sulla base delle
variabili cliniche confrontabili per i due farmaci (concentrazione plasmatica
di potassio, di lattato e prolungamento dell’intervallo QTc), la dose
di 4,5 mcg di formoterolo è risultata equipotente alla dose di 250 mcg
di terbutalina. Nel trattamento dell’asma bronchiale, il formoterolo in terapia combinata
con corticosteroidi inalatori è risultato efficace nell’indurre
broncodilatazione (aumento della FEV1, volume espiratorio forzato in 1 secondo)
e nel ridurre l’esacerbazione della malattia. La somministrazione della
formulazione combinata di formoterolo più budesonide è risultata
più efficace (miglioramento della FEV1) dei due farmaci somministrati
con due diversi dispositivi.

La tubercolosi (TBC) intraoculare, decisamente variabile nella sua manifestazione, vede come pattern patologico più comune l’uveite posteriore, la quale può essere complicata, in alcuni casi, da CNV. I neovasi insorgono intorno ai granulomi coroideali, caratteristicamente ipocianescenti all’ICGA, e si localizzano al di sopra (più di frequente, type 2 CNV), o al di sotto (type 1 CNV) dell’EPR. Nonostante ciò, le CNV in infiammazioni oculari da cause non infettive sono eventi piuttosto rari (rischio cumulativo in 2 anni del 2.7%). La loro identificazione è cruciale per una corretta diagnosi, vista la diversa gestione e prognosi rispetto a condizioni degenerative come la DMLE.

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L’entità della riduzione dell’iperemia congiuntivale ottenuta dopo il trattamento si assesta, infatti, sul 70%, senza nessun effetto di rebound alla fine della terapia. Inoltre, il tasso di risposta (cioè la percentuale di pazienti che mostrano un miglioramento clinico significativo) risulta di circa il 90%. Per i farmaci escreti principalmente immodificati con le urine, la biodisponibilità può essere stimata misurando la quantità totale del farmaco escreta dopo una singola somministrazione.

ANTIVIRALI IN ASSOCIAZIONE

Il picco di concentrazione
plasmatica viene raggiunto 1-2 ore dopo la somministrazione orale e la sua emivita
plasmatica è di 2-4 ore. Si deve ricordare che il prednisolone esiste informa metabolicamente
attiva, mentre il prednisone deve essere convertito in prednisolone. Questa conversione
è generalmente rapida, necessitando di un’emivita di 60 minuti. Il prednisolone è escreto nelle urine sia in forma libera che
sotto forma di metaboliti coniugati.

Controindicazioni, precauzioni, effettì collaterali, interazioni

Il prednisone non deve essere usato in pazienti con ipersensibilità accertata a
preparazioni contenenti adrenocorticoidi, né in pazienti sottoposti a vaccinazioni. Il prednisone deve essere usato con cautela in soggetti con ulcera gastroduodenale,
disfunzioni renali, ipertensione arteriosa, diabete mellito, disturbi della coagulazione,
tubercolosi, ipoalbuminemia, ipotiroidismo, cirrosi instabilità emotiva e tendenze
psicotiche, iperlipidemia, glaucoma, cataratta. Viene distribuito rapidamente nei muscoli, fegato, cute,
intestino e rene, Si lega strettamente alle proteine plasmatiche, ma solo la
porzìone slegata è attiva. Distribuito
in massima parte attraverso la bocca e il faringe, in minima parte attraverso la
trachea e i bronchi, raggiunge rapidamente i muscoli, il fegato, la cute, l’apparato
enterico e il rene.